In scena, mercoledì 27 e giovedì 28 Marzo al teatro Morlacchi di Perugia “La Madre” di Florian Zeller con Lunetta Savino, Andrea Renzi, Niccolò Ferrero e Chiarastella Sorrentino.
La scenografia si apre in un ambiante riflettente, bianco, essenziale, porte d’ingresso che sembrano cornici delineano il centro come fosse una Stonehenge; al centro un tavolino con delle sedie, un frigorifero e sopra, a fare da lampadario, uno specchio che, di tanto in tanto, inclinandosi verso la platea cambia la prospettiva visiva.
Una situazione domestica che riflette le emozioni di una Madre, privata di desideri, protesa nell’accudimento assoluto del figlio, come fosse unico, seppur non lo fosse, ma nel quale Lei, La Madre, ha riversato tutta la sua esistenza, colpevole di un Troppo Amore, che lo rende patologico.
Ed ora che Nicola, il figlio venticinquenne interpretato da Niccolò Ferrero, ha deciso di andare a vivere con la fidanzata Elodie, la Madre, la mirabile Lunetta Savino, manifesta il desiderio di possesso nei confronti del figlio, in un turbinio di allucinazioni che sdoppiano la realtà vissuta dove incastrati vi si ritrovano le figure maschili di questa famiglia infelice, padre e marito compreso, che semplifica la soluzione in una manciata di sonniferi per compensare l’insana malinconia.
Un dramma senza riscatto, che seppur tragico, avvalendosi della maestria di Lunetta Savino ci sono stati momenti comici che nel paradosso hanno sottolineato la drammaticità della situazione.
Divertente la sincronia comica che risalta tra “La Madre” ed il marito, con il quale oramai il rapporto è giunto alla fine, incastrato in una crisi lunga anni, schema classico di molte coppie, ed è proprio in queste situazioni fatte di dialoghi bizzarri e ridondanti che si incastrano battute che strappano risa e coinvolgimento del pubblico: ”Oggi ho comprato un bel vestito rosso, che devo mettere in una bella occasione. Al tuo funerale, per esempio…” dice Anna, la Madre, al marito.
Spettacolo divertente che cavalca stereotipi e clichè, la Madre, incatenata ne suo ruolo, tradita dal marito e dal figlio in questo insano amore malato, si sdoppia in vari piani narrativi in realtà alternate, una madre che ci porta nel suo disagio psicotico, che sembra subire anche se è lei che conduce il gioco della follia che ripete e si ripete, donna disperata, vittima di un dolore da lei stesso costruito, accecata dal suo ruolo, che si priva della possibilità di vedere oltre al suo essere… Madre.
Sonia Lustrino